La riforma Accrual, la 1.5, “Dotare le pubbliche amministrazioni di un sistema unico di contabilità economico-patrimoniale accrual”, rientra tra le riforme abilitanti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In linea con il percorso delineato a livello internazionale ed europeo per la definizione di principi e standard contabili nelle pubbliche amministrazioni, e in attuazione della Direttiva 2011/85/UE del Consiglio, la Riforma 1.15 è volta a implementare un sistema di contabilità basato sul principio “accrual” unico per il settore pubblico.

 

Il convegno dal titolo “La riforma Accrual e la previsione degli impatti su bilanci, contabilità e controlli degli enti locali”, organizzato da Centro Studi Enti Locali S.p.a., dal Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa e dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pisa, e tenutosi nella mattina di giovedì 26 ottobre 2023 nell’Aula magna del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, è stata un’occasione di riflessione e confronto proprio su questa riforma chiave abilitante del PNRR.

 

Il dettaglio della direttiva europea, l’importanza della formazione specifica, gli obiettivi della riforma e gli strumenti per realizzarli sono stati il focus del dibattito, che ha visto la partecipazione di importanti economisti, esperti e attori del mondo accademico e delle istituzioni centrali. Come sottolineato dal Prof. Iacopo Cavallini, direttore scientifico del progetto “Next Generation EuroPA Comune” e docente di Ragioneria pubblica presso DEM Università di Pisa, la giornata di giovedì 26 ottobre non è che “la prima tappa di un percorso per spiegare l’armonizzazione contabile, cercando di trovare un terreno comune di progresso e collaborazione”.

 

Un percorso, quello di riflessione sull’armonizzazione dei sistemi contabili, che parte da lontano e che ritrova oggi una sua centralità, come evidenziato da Nicola Tonveronachi, amministratore delegato di Centro Studi Enti Locali: “Oggi si parla di una riforma contabile all’interno della riforma iconoclastica del PNRR, ultima grande chance per avere un Paese più moderno, che ci obbliga a sistemare tutte quelle situazioni problematiche che non si è riusciti a sistemare in precedenza”.

 

PNRR che vede tra i soggetti attuatori più virtuosi gli enti locali, che però si trovano davanti non poche difficoltà, come sottolineato da Andrea Mazzillo, economista esperto di finanza locale presso la Corte dei Conti – Sezione autonomie: “Gli enti locali sono partiti con uno strumentario, anche rendicontativo, di un certo tipo per poi, in corso d’opera, dover cambiarlo con quello europeo. Dal monitoraggio del Governo, sono emerse notevoli criticità perlopiù legate alla rendicontazione. Il rispetto del principio di DNSH, ad esempio, richiede una serie di perizie e valutazioni che impiegano tempo e risorse”.

 

Un percorso, quindi, sicuramente “in salita”, come riscontrato anche dal Prof. Riccardo Mussari, ordinario dell’Università di Siena e membro dello Standard Setter Board del MEF. “Una questione chiave sarà formare i ragionieri delle pubbliche amministrazioni. Quando viene cambiato il sistema contabile, si cambia l’amministrazione”, ha detto l’economista.

 

A fargli eco Alfredo Ettore Tranfaglia, Direttore Area Finance & Reporting – Intellera Consulting, che ha ribadito che l’attenzione “deve essere massima e adeguatamente sostenuta da chi ha imposto tale rotta agli Stati membri dell’Unione europea”, insieme al Prof. Prof. Giuseppe D’Onza, Professore ordinario di Economia aziendale, Delegato per il bilancio dell’Università di Pisa, che ha riconosciuto che “gli ostacoli alla riforma ci sono, ma si deve lavorare perché che la contabilità economico-patrimoniale diventi parte del controllo di gestione delle amministrazioni”.

 

Anche Nicola Falleni, Direttore Generale del Comune di Livorno, ha voluto ribadire l’importanza delle competenze che vi sono all’interno delle amministrazioni in questa fase di implementazione della riforma, ma anche in quelle successive: “L’impatto che avrà sul livello organizzativo sarà importante; ciò richiede un’integrazione di personale formato in economia e commercio negli enti locali”.

 

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